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“ Mentre guardo i suoi lavori, con gli infiniti dettagli nascosti e le opportune ma enigmatiche ( solo per chi vuole veramente approfondire) istruzioni per coglierli, mi viene in mente la  Scuola  Romana di Rorschach e lo sparuto gruppetto di studenti di psicologia  ( tra cui io ) che la frequentava nel 1980.  Guardavamo le "macchie", ci sottoponevamo l'uno con l'altro al test per imparare a padroneggiarlo, studiavamo la catalogazione delle risposte :  quelle  di tipo G, o risposte globali, nelle quali la macchia viene  interpretata nella sua interezza, le D che prendono in esame i dettagli, le Dd che considerano i dettagli dei dettagli, e mi pare che c'era un ulteriore tipo , Ddi,  che riguardava una parte infinitesimale dell'immagine. Ricordo che rimanevo profondamente affascinata dalle risposte di chi, in una minuscola sbavatura di una macchia di inchiostro, si perdeva in  universi lillipuziani dove  castelli stregati si specchiavano nelle acque di un fossato e cavalli rampanti si battevano contro ippogrifi o chimere. In un universo simile siamo precipitati io e lui, guardando le sue opere, dove un  minuscolo particolare ( nascosto ai più ) è in realtà la chiave di lettura di tutto il lavoro: la tempesta è evocata da pennellate larghe ma nervose, quasi concitate ; tuttavia il fragore delle onde, l'urlo del vento e l'ansito del terrore si sono condensati nel microscopico naufrago che si copre gli occhi per difendersi dagli albatros: non ho studiato abbastanza la storia dell'arte per sapere se una tendenza del genere può definirsi con un nome , ma forse quelli che riescono a coglierla possono chiamarla in modi diversi, nel segreto del proprio cuore."

( da email personale)

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