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                                                  Enrico Benaglia

Considerazioni sui dipinti L’onda lunga dopo la tempesta e No Heaven withouth Hell (semilavorato) .    Studio di Enrico Benaglia - registrazione video (05/02/2015) 

 

Ugo Bongarzoni non si è posto il problema della riconoscibilità per quel che riguarda le sue opere perché, ha deciso, probabilmente di non vivere di pittura, se vuole farlo, come molti artisti che, prima di lui avendo talento erano affascinati da molte cose, dovrebbe capire lo stile che per lui è più adatto, crearsi un mondo proprio in cui sviluppare i propri contenuti. Se un artista cambia portandosi appresso vecchi contenuti rischia di miscelarli e di fare confusione e non essere ben definito artisticamente.

Ad esempio, nel dipinto L’onda lunga dopo la tempesta trovo una grande maturità, un’opera d’arte conclusa fine a se stessa, un dipinto in cui, a prescindere dalla lettura dei significati, sarà per le dimensioni o per i colori particolari, tutto lega. Se dovessi vedere un suo dipinto fra dieci anni in una mostra riconoscerei in esso la sua mano . D’altro canto No Heaven withouth Hell  seppure interessante, sembra contenere troppe cose ed una parte di esso, soprattutto quella dove è presente il bianco che non lega con il resto del dipinto, è come se fosse incompleta. Bongarzoni è una persona che ha talento, si nota anche dalla sua attività di produzione di documenti video, e potrebbe riuscire ancora meglio se si focalizzasse.

Ogni azione dell’artista ha sempre una logica creativa tesa all’invenzione, alla forma, però bisogna convincere sé stessi prima di poter convincere gli altri.

L’artista deve essere individualista e sicuro dei suoi mezzi espressivi, non deve farsi cruccio se i suoi contenuti non sono capiti, nessuno deve dirgli cosa deve fare. Il fruitore spesso riesce solo a dire “mi piace” o “non mi piace”, nel primo caso c’è un fattore comune di sensibilità. L’opera d’arte non deve essere spiegata. Appunto L’onda lunga dopo la tempesta mi è piaciuta subito, quando poi vado a vederlo da vicino diventa ancora più bello quando scopro delle cose, è un dipinto che ha poesia, nell’altro invece trovo concettualità. L’arte è dove c’è la poesia, dove c’è la poesia c’è l’uomo, altrimenti è solo concetto. Se Bongarzoni ha realizzato questo dipinto è in grado di farne altri di questa qualità, tale perché non devi spiegarlo, è immediato. E se si tratta di un’opera ragionata, concettuale allora ha ancor di più il mio apprezzamento perché, a dispetto di ciò, è riuscito a mantenere poesia ed istintività. Se lo realizzasse più grande non perderebbe nulla del suo contenuto. Mentre nell’altro, ancora da finire, ci sono degli squilibri di colore, delle sezioni lasciate vuote, come delle stonature. Sembra in effetti diviso in due, c’è confusione cromatica che va a danneggiare il contrasto dei soggetti.

A mio parere, a dispetto del fatto che non ha mai seguito un corso di disegno o di pittura, e che non ha realizzato molte opere, ha raggiunto, comunque, una buona capacità tecnica.

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